Hanno (quasi) tutti ragione
Le
situazioni di crisi, in genere, sono rese riconoscibili dal fatto che le cose
non funzionano ma è difficile dar torto a qualcuno. E questo è evidente
soprattutto quando le crisi sono più acute, e cioè quando assumono la forma di
cedimenti di struttura. Non è vero, infatti, che situazioni simili sono
determinate da colpe individuali. È
vero, piuttosto, l’esatto contrario, e cioè che le crisi più acute sono
determinate da ragioni individuali, o
meglio da ragioni solo individuali,
incapaci di (o impossibilitate a) saldarsi alle ragioni altrui in una visione
organica del bene comune. Perché è quando tutti parlano ma nessuno capisce o
può capire quel che l’altro dice che le cose iniziano ad andare alla deriva,
senza una guida e senza un freno.
Un
esempio di quanto fin qui affermato lo possiamo ritrovare anche nelle recenti
frizioni tra Giuseppe Patrizi, Commissario Straordinario della Provincia di
Frosinone, e Ciro Attaianese, Rettore dell’Università di Cassino e del Lazio
Meridionale. Perché quando, a inizio giugno, il primo ha affermato che l’Ente
da lui presieduto non potrà continuare ad erogare fondi per il sostegno delle
sedi distaccate dell’Uniclam a Sora, Frosinone e Terracina, il secondo ha avuto
ogni ragione per andare su tutte le furie. “Sono allibito”, ha detto
Attaianese, per una politica che “si interessa dell’Ateneo solo quando vuole
posti in Cda” e che “poi, quando si tratta di fare sacrifici per l’Università,
si tira indietro”. Sono parole molto comprensibili: la sopravvivenza delle sedi
distaccate dell’Uniclam comporta benefici non solo in termini di servizi
formativi per il territorio, ma anche in termini di vitalità della nostra
economia. Ed altrettanto comprensibili, per le stesse ragioni, risultano le
parole di Sara Battisti, segretario provinciale del Partito Democratico, che si
è detta “sconcertata” per le parole di Patrizi ed ha auspicato che “i
riferimenti istituzionali del Pd e del centrosinistra” contribuiscano a cercare
soluzioni alla questione.
Tuttavia,
leggendo le parole che Giuseppe Patrizi ha affidato ad un comunicato stampa del
4 giugno, con il quale ha inteso replicare ad Attaianese, è difficile dar torto
anche a lui. Perché il suo assunto di fondo è: la Provincia ha tutta
l’intenzione a contribuire al sostentamento delle sedi distaccate dell’Ateneo
cassinate, ma – ed è questo il tasto dolente – le risorse necessarie, “pur
essendo nominalmente accreditate al nostro Ente, per cifre ormai molto
considerevoli, non ci vengono trasferite dai livelli amministrativi superiori.
Né le ristrettezze di bilancio, le cui provvidenze dalla Regione e dallo Stato,
negli ultimi due anni, sono state sostanzialmente dimezzate, ci permettono di
anticipare alcunché”. Il che, in altre parole, significa che l’erogazione di
fondi provinciali soffre “di ritardi non dovuti alla nostra volontà”.
Occorre,
dunque, salire ancora più in alto per individuare le responsabilità di questa
situazione. Bisogna guardare alla spending review attuata dal governo Monti, al
debito pubblico, alla crisi dell’eurozona ecc. Ma, per non farla lunga, dirò
che, a mio parere, anche gettando il nostro sguardo su Angela Merkel e Mario
Draghi potremmo constatare che, in fin dei conti, anche le loro scelte sono
dettate da ragioni comprensibili e
non dalle logiche oligarchiche e cospirazionistiche che molta stampa nostrana
gli attribuisce. Però – e così torniamo al punto di partenza – avranno anche
tutti ragione, come scriveva Paolo Sorrentino in un suo romanzo di qualche anno
fa, ma è del tutto evidente che, in questo modo, le cose non funzionano.
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Il
Consiglio degli Studenti si è riunito per la prima volta il 23 luglio del 2012.
Due giorni dopo Riccardo Carnevale, rappresentante eletto nelle file di
Rinnovamento Universitario, ha presentato ricorso al fine di annullare quella
seduta, poiché egli non poté presenziarvi a causa della sua mancata
convocazione. Ed il 2 maggio di quest’anno il Rettore Ciro Attaianese, con il
decreto rettorale 290/2013, gli ha dato sostanzialmente ragione, riconoscendo
che «il difetto di convocazione esiste» e che, dunque, occorre rimettere mano
ai provvedimenti presi il 23 luglio scorso. Non a tutti, però, perché,
considerato “che è nell’interesse dell’Ateneo ristabilire una corretta
composizione del Consiglio degli Studenti” e che “il Rettore in regime di
autotutela può procedere ad annullare i provvedimenti da lui assunti e
conseguenti alla delibera del Consiglio degli Studenti del 23 luglio 2012,
quale, in particolare, la designazione del Rappresentante degli Studenti nel
Nucleo di Valutazione”, ha annullato solo questa nomina e non le altre
decisioni prese in quell’occasione. Il che, in concreto, significa che Raffaele
Papa, eletto con Ultimo Banco, non siede più in seno al Nucleo di Valutazione
ed ora occorre che il Consiglio degli Studenti lo sostituisca.
Ed
è su questo punto che la politica studentesca entra in fibrillazione. Perché
nonostante Christian Ljiljanic, presidente del Cds, auspichi che il voto sul
successore di Papa – fissato per la settimana prossima – avvenga all’unanimità,
pare del tutto evidente che le forze in campo non potranno che dar vita ad una
politica di accordi che potrebbero avere l’effetto di ridefinire la maggioranza
consiliare. Né Ultimo Banco né la neonata Primavera Studentesca, dopo il
“divorzio” consumatosi ad aprile, hanno i numeri per potersi imporre in
solitudine, ed è molto verosimile che si mettano in cerca del sostegno di una
delle tre forze di minoranza (Avanguardia Studentesca, Rinnovamento
Universitario, Obiettivo Studente). Le quali, ovviamente, non farebbero,
qualora venissero chiamate in causa, niente per niente.
Post scriptum.
Ricapitolando brevemente: le sedi distaccate di Sora, Frosinone e Terracina sono
seriamente in pericolo; il panorama politico d’Ateneo è in fibrillazione in
vista del prossimo Cds. Ora: non credo sia legittimo chiedere ai rappresentanti
degli studenti di disinteressarsi dei nuovi, potenziali equilibri che
potrebbero nascere all’indomani della nomina del nuovo rappresentante
studentesco all’interno del Nucleo di Valutazione. Credo anche, però, che sia
doveroso chiedergli di dire qualche parola – giacché non mi risulta ci siano
state prese di posizione di sorta – sulla questione-sedi distaccate. Perché
d’accordo: la politica, specie quando è percorsa da scosse d’assestamento, deve
cercare nuovi equilibri. Ma non può farlo disinteressandosi della sua prima
ragion d’essere, che è quella di tutelare gli interessi e i diritti delle
persone che rappresenta.
Tommaso Di
Brango
Una
primavera con tante, troppe piogge
Una conta.
Questo e nulla più, sono state le recenti elezioni del Cnsu. Una conta che alla
fine ha visto scomparire dalla massima assise la rappresentanza dell’Ateneo di
Cassino. Una conta che è servita molto ai rappresentanti per preparare il campo
in vista del prossimo anno, ma che non ha portato beneficio alcuno agli
studenti. Dunque hanno perso tutti, anche chi crede di aver vinto. Questo è il
cupo e triste scenario emerso dalle consultazioni dello scorso mese di maggio.
Un dato oggettivo, inconfutabile e incontrovertibile. Questa,
giornalisticamente parlando, è l’unica vera notizia emersa dalle consultazioni.
Ma veniamo alla politica politicante: roba da Prima Repubblica, ma che fa
divertire ancora molto i rappresentanti degli studenti, o aspiranti tali. Tatticismi,
dispettucci, ripicche e…ribaltoni. Come ogni buon divorzio che si rispetti,
“Ultimo Banco” e “Primavera Studentesca” hanno dato prova dell’amore perduto
anche durante la due giorni di voto. E resta difficile non dare ragione ai
rappresentati di “Ultimo Banco” che lamentano il fatto che “Primavera” faceva
campagna elettorale fuori i seggi per votare scheda bianca o addirittura nulla.
I tatticismi sono il sale della politica - e bene ha fatto “Primavera” ad
approfittare della tornata per iniziare a contarsi – ma poteva farlo con stile.
Il biglietto da visita della nuova compagine studentesca, non è stato
certamente dei migliori sotto questo punto di vista. Ma non sono solo le
elezioni a gettare alcune ombre sulla neonata formazione, ci sono anche le
ipotesi che parlano di un accordo “pro-tempore” tra i fuoriusciti da “Ultimo
Banco” e la minoranza del Consiglio Studenti. Ipotesi mai ufficialmente
smentita. Voci che circolano liberamente senza che nessuno senta il bisogno di
prendere le distanze. Beninteso: gli accordi, ancor più dei tatticismi, sono l’anima
della politica. Ma che non fanno però onore a chi sventola la bandiera della
trasparenza e dell’onestà. Non fanno onore a chi, solo il 22 aprile scorso, scriveva:
«Proprio per salvaguardare gli interessi degli studenti, si è venuta a creare
questa nuova realtà, forte delle sue capacità e delle sue idee, con un’ unica
ragione sociale, ovvero quella di rendere migliore questo ateneo e dare la
giusta voce ad ogni esigenza dello studente». E l’esigenza dello studente
sarebbe il ricorso al Rettore per annullare la seduta del Cds che ha nominato
un componente ora “sgradito” al nucleo di valutazione, piuttosto che un
regolamento di conti con “Ultimo Banco” per vendicarsi delle deleghe ritirate
per i fondi, o peggio ancora cercare di andare in maggioranza per usufruire
delle prebende anche a costo di allearsi con chi è stato aspramente combattuto
fino all’altro ieri? Queste sono certamente esigenze, ed anche più che legittime:
ma non certo degli studenti, non prendiamoci in giro. Più opportuno sarebbe
invece spendere le energie, le intelligenze e tutto il capitale umano a
disposizione, per sensibilizzare i ragazzi alla vita universitaria attiva (le
percentuali delle ultime votazioni sono imbarazzanti e indicibili) aggregandoli
intorno ad un progetto politico che abbia una chiara identità e una specchiata
moralità, e spiegando loro che l’Ateneo non è un semplice laureficio ma molto,
molto di più. Chi suona le trombe alla “Primavera” a ogni piè sospinto,
magnificando e glorificando sempre il suo arrivo nonostante le piogge, non sa
quanto male gli vuole: tra persone che si apprezzano e si stimano, la lesa
maestà non ha cittadinanza. Gli elogi agli infallibili e agli incriticabili non
valgono a nulla. Anzi, non sono neppure elogi: sono servi encomi.
Alberto
Simone